Alberta Mazzola: Orizzonte degli eventi

Dal 2 aprile al 24 maggio 2014
A cura di Lorenzo Respi
Anna Marra Contemporanea
Roma

Affascinante personale di Emanuela Fiorelli che, presso la galleria Anna Marra Contemporanea, in collaborazione con il curatore Lorenzo Respi, dà il benvenuto al visitatore in un mondo di luci ed ombre, geometrie perfette e distorsioni percettive che creano confusione, sorprendono ed emozionano l’osservatore. Sin dall’ingresso in galleria, si può sperimentare un primo straniamento percettivo: quelli che ad un primo sguardo distratto possono sembrare quadri geometrici bicromatici, sono in realtà sculture composte a più livelli, dove sfondi e rilievi, disegni e strutture che su essi si installano, si confondono, anche con le ombre che essi stessi generano. Sperimentando lo straniamento, l’errore percettivo, ci si può sentire confusi, perdersi, sorprendersi, per ritrovarsi a cambiare idea, prospettiva, ricostruirsi una nuova immagine della realtà che si ha di fronte. Le opere in bianco e nero, risultano allora tutt’altro che grigie, ma vive, emozionanti. Dopo poco è possibile cambiare ancora prospettiva e chiedersi: ma l’opera risulta emozionante poiché sembra viva o perché fa sentire l’osservatore vivo? L’artista sembra proprio giocare con il limite della percezione, restando sul filo, come quelli che compongono le proprie opere, sul filo della indefinibilità, del cambio di prospettiva. In questa direzione sembrano andare anche i titoli delle sculture: “L’orizzonte degli eventi”, “Os-cura-menti”, “In-certo”, “De-forma”.

Osservando le opere di Emanuela Fiorelli è possibile trovarle delicate, ricche di leggere sfumature, cui avvicinarsi in punta di piedi, ma al tempo stesso si può avere la sensazione che esse sortiscano un effetto stroboscopico di forte impatto: quadri che diventano sculture, con fili che si intrecciano, bucano il plexiglass e invadono spazi, anche quelli della galleria. Le ombre delle opere si proiettano sui muri, sul pavimento, sull’opera stessa. L’arte non resta nei limiti, non si può incorniciare. Come note musicali che si staccano dal pentagramma e prendono vita in una melodia.

Questo effetto stroboscopico sembra più evidente per la grande opera site-specific che l’artista romana colloca all’ingresso della mostra e, al tempo stesso, nel cuore della galleria. Doppi fili neri sembrano impossessarsi dello spazio, intessendo reti di ombre sullo spazio circostante, evocando il timore e la voglia di avvicinarsi ed esplorare l’opera, come un canto di Sirene, come “il confine immaginario dell’orizzonte, che si sposta sempre oltre, nasconde inevitabilmente l’ignoto e quindi concentra in sé un’immensa energia creativa, quella forza centrifuga e centripeta - caratteristica del buco nero”, come suggerisce il curatore Lorenzo Respi. A partire da studiati calcoli matematici, l’artista romana realizza complicati disegni ortogonali, labirinti geometrici che sembrano poi destrutturarsi, perdendo e facendo perdere il senso organizzato della realtà, le categorie, l’ordine, in funzione del caos, della creatività, della sorpresa.
Alberta Mazzola