A moment of reflection: Galleria Verrengia

24/10/2020 - 12/12/2020 A Moment of Reflection a cura di Antonello Tolve La Galleria Paola Verrengia è lieta di annunciare A moment of reflection, una mostra collettiva che vuole essere l’occasione per riconsiderare i luoghi della vita quotidiana mediante il lavoro di cinque artisti italiani – Filippo Centenari, Emanuela Fiorelli, Federica Luzzi, Marina Paris, Paolo Radi. In dialogo con gli ambienti della galleria e dunque con lo spazio inteso come area conviviale, le opere scelte indicano un irrinunciabile cammino comune, una indispensabile ricerca che se da una parte punta sull’esclusività dell’arte italiana, dall’altra mira a costruire un’atmosfera visiva (emotiva) fatta di lavori che dialogano con lo spazio per farsi spazio e tessere le basi allegoriche di un nuovo, felice orizzonte sociale. Durante il mese di novembre è previsto un incontro del curatore Antonello Tolve con gli artisti per intavolare un dibattito sul loro lavoro e sulle ragioni della mostra.
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“Giocando con una serie di tensioni che generano vertigini ottiche e vivaci cinetismi, Emanuela Fiorelli (Roma, 1970) muove dall’idea del legame e della partecipazione tensioattiva tra fittizio e reale (punto di contatto tra coefficiente angolare e elastica vitalità, secondo la legge di Hooke) per creare ponti costruttivi, forme di aderenza che indicano energia trattenuta (ut tensio, sic vis), forze che modellano e che convertono la resistenza in valore estetico, in una immagine complessa, seducentemente penetrabile, fluida e ideale. Lo strappo estetico che contraddistingue i collage fotografici di Marina Paris (Sassoferrato, 1965), invita dal canto suo a meditare sulla perfezione della mancanza e dell’assenza, come del resto sul concetto di rovina, più marcatamente presente in una fotografia della serie Under Construction (2014-2017) dove l’artista mostra un habitat architettonico fatiscente fotografato poco prima della ristrutturazione, per trasformare lo scatto in documento visivo, in radioso ricordo di quello che è stato e che mai più sarà. Compattati in istanti che conservano tutti «i secreti del translucido» (Sannazzaro), i processi temporospaziali proposti da Paolo Radi (Roma, 1966), affidati a una plasticità sicura e liquida della materia, emanano una certa lucentezza, si estroflettono e si aprono al fruitore con abbracci anulari per trasmettere silenzi abissali e rifugi siderali, anche mediante un ricercato e ben visibile preziosismo che attraverso i suoi perfetti valori formali mette sotto scacco il male di vivere. Nate da un’analisi grammaticale di strutture organiche (semi, conchiglie, ramificazioni), le annodature proposte da Federica Luzzi (Roma, 1970), il cui intreccio manifesta uno stato di calma, una lentezza processuale che coincide con il tempo della riflessione umana, richiamano marcatamente alla memoria l’immagine misteriosa della spirale, simbolo dell’universo, apertura a un potere centrifugo che ha in sé il flusso inarrestabile degli eventi e che, nel caso di Luzzi, si riarticola in un perenne atto di creazione, di dilatazione, di sospensione, di attesa. Con alcuni lavori della serie Iperuranio (2019) Filippo Centenari (Cremona, 1978) converte infine il senso di vuoto in un brandello di cielo, in uno luogo emotivamente aperto e accogliente, in un mondo platonico fatto di idee, lontano da ogni fisicità e dunque perfettamente mentale. Sua anche la scritta al neon Sopravvivere (2018) a cui l’artista depenna le prime sillabe per trasformare il verbo intransitivo “sopravvivere” (sinonimo di scampo a un pericolo o a una sciagura) nel sostantivo “vivere”, interpretato, nell’economia dell’esposizione, come essere al mondo e come heideggeriano «essere-nel-mondo» (In-der Welt-sein), come «esser-presente in una cosa presente», come «essere situato» in senso non spaziale ma esistenziale, come individuo persona creatura partecipe alle cose di tutti”
(Antonello Tolve)